Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
Come se non bastasse la manovra “ammazza-Italia”, il furto delle pensioni, la legge Fornero e la “spending review”, Monti ha colpito ancora con la “legge di in-stabilità”. Tocca di nuovo alla scuola fare da agnello sacrificale, dopo che il governo Berlusconi aveva cancellato 150 mila posti di lavoro, espulso i precari e creato classi-pollaio fino a 35 alunni. Il contratto nazionale, fermo dal 2009, resta bloccato fino al 2014 e lo stesso vale per gli scatti di anzianità, l’unica progressione di carriera. Con i due blocchi, in cinque anni i lavoratori/trici saranno derubati dai 60 ai 90 mila euro. Ma Monti-Profumo si sono superati imponendo addirittura l’aumento orario di lezioni “frontali” dei docenti delle scuole medie e superiori di 6 ore a settimana a parità di stipendio: aumento senza precedenti nella storia della Repubblica per nessuna categoria, non avvenuto in alcun altro paese europeo pur massacrato dall’”austerity”, che provocherebbe il taglio di circa centomila posti di lavoro e la cacciata in massa dei precari, aggrediti già con il ridicolo concorsaccio.
E’ bene ricordare che l’orario frontale (a cui si aggiungono le riunioni collegiali, la preparazione e correzione di compiti e lezioni, il ricevimento delle famiglie ecc..) dei docenti italiani è uguale o superiore alla media dell’Unione Europea: 22-25 ore alla primaria contro le 19,6 europee; 18 nella secondaria inferiore come nell’UE, e altrettante nella superiore contro le 16,3 UE; mentre gli stipendi sono nettamente inferiori agli europei, meno della metà dei più alti.
La misura è davvero colma: è ora di dire tutti/e insieme basta al massacro della scuola pubblica e dei suoi protagonisti! Dunque, i COBAS, raccogliendo la data già lanciata da Cisl, Gilda, Snals e Uil, indicono per il 24 novembre lo sciopero generale della scuola con manifestazione nazionale, per cancellare il folle aumento dell’orario, chiedendo piuttosto quel ruolo unico che lo abbassi ai docenti della primaria innalzandone gli stipendi, da equiparare per tutti gli/le insegnanti ed ATA a quello medio UE; per lo sblocco dei contratti e degli scatti di anzianità; per la cancellazione della legge Aprea e del concorsaccio; per l’assunzione dei precari, docenti ed ATA, su tutti i posti in organico di fatto e di diritto; per rifiutare la deportazione degli “inidonei”, la scuola-miseria, la scuola-quiz dell’Invalsi, le classi-pollaio.
Avremmo preferito un giorno che consentisse anche ai lavoratori/trici delle elementari e delle materne di scioperare. Ma ora non avrebbe senso dividerci scegliendo una data diversa dal 24 (il 24 contro le 24, viene da dire): e comunque anche chi non lavora può partecipare venendo alla manifestazione nazionale che va svolta unitariamente. Essa è importante quanto lo sciopero, sulle cifre del quale il balletto con il MIUR è prevedibile: l’impatto non occultabile sul Parlamento, sul governo e sui partiti che lo sostengono, sui mass-media, l’avrà soprattutto la manifestazione che potrebbe essere la più grande di questo decennio. Ma per raggiungere tale risultato la manifestazione deve essere unica e unitaria. Ce ne sono tutte le condizioni. Anche se su altri punti abbiamo posizioni diverse, vi sono tre obiettivi fondamentali in comune: la cancellazione delle 24 ore, lo sblocco dei contratti e quello degli scatti. Un corteo unitario è indispensabile soprattutto perché la stragrande maggioranza di docenti ed ATA su questi comuni obiettivi chiede un’unità di tutte le organizzazioni (a cui anche la Cgil potrebbe aggiungersi) non solo nello sciopero ma anche in piazza. Proponiamo dunque a Cisl, Gilda, Snals e Uil (e Cgil se intenzionata a scioperare) di incontrarci per decidere il 24 un grande corteo unitario – con pari dignità – e per stabilirne le modalità.